Tutto procede come di consueto perché nei laboratori di agricoltura sociale, di manualità, sensoriali e di cucina che ogni giorno vengono organizzati per le persone affette da autismo o da altre gravi disabilità, il ritmo è dettato dall’allegria e dalle nuove scoperte. E ogni volta è una danza di intenzioni e nuove competenze che le ragazze ed i ragazzi si portano a casa, perché nulla parla di limiti invalicabili e nessun vestito è adatto a tutti, per ognuno si rispettano i tempi e si trova la chiave giusta per poter entrare nel loro mondo. “Oggi abbiamo pensato di recuperare un vecchio scaffale e di farne dei ripiani per riporre gli zaini e venerdì scorso abbiamo affondato le mani nella terra per curare le nostre piantine aromatiche ed imparare dai ritmi della natura”, spiega Alexandra Corona educatrice della Fattoria. Un modus operandi che recupera il lato umano della terapia riabilitativa perché dietro al disturbo dell’autismo non ci sono robot, ci sono persone che sentono, vedono, soffrono e gioiscono con sensibilità e percezioni diverse e di questo è giusto tenerne conto al di là dei dati, dei numeri e dei bilanci sanitari.
Articolo Tina Cioffo