Lontano da gioco d’azzardo e droga, per il marittimo di Casalnuovo con il progetto Game Over sostenuto da Fondazione CON IL SUD, è cominciata una nuova rotta. La sua personale navigazione con giorni sereni ma anche di tempesta, si fermerà solo ad un approdo sicuro.
Il suo nome è un altro ma per raccontare la sua storia di personale riscatto, lo chiameremo Giancarlo. Evitando di essere riconosciuto, si sente più libero di parlare del mondo delle dipendenze dalla droga e dal gioco d’azzardo. Un inferno di volontà annullate che Giancarlo, 30 anni di Casalnuovo, comune del Napoletano, ha conosciuto molto da vicino. E non è vero che le storie di dipendenza sono più o meno tutte uguali, perché con Giancarlo la lotta per vincere i demoni è arrivata fino all’altro capo del mondo, in mare aperto quando nient’altro esiste se non la certezza di dover fare il necessario ed il possibile per poter sbarcare e toccare nuovamente terra.
Suo padre a 40 anni morì di overdose perdendo la sua battaglia esistenziale e lasciando che la sostanza lo portasse via, lontano dalla sua famiglia e dalla sua stessa quotidianità. Giancarlo, frequentava allora il quarto anno dell’Istituto Nautico e decise di non lasciare gli studi. “Sapevo di dover andare a lavorare per aiutare economicamente mia madre e mia sorella, eravamo poveri ma volevo qualcosa che mi classificasse, non volevo essere un anonimo operaio senza alcuna spinta motivazionale, volevo un diploma, volevo il mio nome scritto su quel documento frutto dei miei sacrifici e dei miei studi”.
Cominciò ad imbarcarsi subito dopo la fine delle superiori, scegliendo le navi mercantili per il trasporto merci. Il diploma come viatico per tentare una fuga dal quartiere, dalla sua storia familiare e dai ricordi. “Sono cresciuto con l’immagine fugace di mio padre che entrava ed usciva dalle comunità di recupero e dal carcere. Ci veniva permesso solo in alcune occasioni di vederlo e la sua figura è sempre stata precaria e sempre con un count down attivo. Sentivo di avere sempre un cronometro nei nostri incontri e anche quando non c’era nessuno a contare il tempo sapevo che quel momento non sarebbe stato rinnovato e che probabilmente sarebbe stato l’ultimo. Ho vissuto in bilico tra la voglia di normalità ed il desiderio profondo di avvicinarmi il più possibile a mio padre anche se tossico”, ricorda e confessa ora Giancarlo. Lo voleva sentire vicino anche quando lui, il papà, era distante trasportato in irreali dimensioni dall’eroina.
“A 14 anni cominciai a fumare spinelli per poi passare qualche anno dopo alla cocaina. Mi dicevo che non sarei finito come mio padre, perché all’eroina non sarei mai arrivato e poi, mentendomi, mi convincevo di poter controllare la dipendenza. All’inizio, la cocaina l’assumevo solo di rado. Quando ero in navigazione, nei primi tempi, non la toccavo ma poi nessun freno fu più così forte da trattenermi. Cominciai a farne uso anche in mare. Volevo sentire quello che mio padre aveva scelto e a lungo ho bruciato tutto quello che guadagnavo tra cocaina, gioco d’azzardo, amicizie sbagliate e vita impossibile. Tutto falso! Quel che mi raccontavo era tutto falso. Quando sei dipendente da una sostanza, dal gioco d’azzardo o da qualsiasi altra cosa che ti entra dentro come un tarlo pronto a divorarti, non sei mai tu a gestire le condizioni e i tempi. Ne diventi schiavo e l’unica salvezza è diventarne consapevole”.
Giancarlo è ora impegnato in un’intima navigazione e anche se in acque non sempre serene ha la certezza che non sono più fredde e buie come gli inferi danteschi e non c’è più Caronte ad aspettarlo. Seguito dal Serd dell’ Asl Na2 anche grazie al progetto Game Over, la nuova rotta è stata impostata. Gli chiediamo allora, di immaginare dove sarà tra qualche anno e lui, il marittimo di Casalnuovo senza esitazioni, risponde: “Ovunque ma solo dopo aver riconquistato il rispetto per me stesso”.
articolo a cura di Tina Cioffo