La ludopatia è una patologia che si sta diffondendo a macchia d’olio ma spesso non vi si dà la giusta rilevanza almeno non al pari delle dipendenze da sostanze. Il progetto Game Over, sostenuto da Fondazione CON IL SUD, grazie all’innovativo partenariato tra Asl e Terzo Settore, sta provando ad invertire la tendenza. La storia di Antonio, è la conferma che tutto non è perso.
Cocaina, gioco d’azzardo e alcol, per Antonio, 33enne di Casalnuovo di Napoli, la dipendenza ha avuto diverse vie e tutte intrecciate. Un groviglio di fattori che Antonio ha trovato la forza di interrompere dopo 15 anni. “Me ne sono reso conto in ritardo ma non così tardi da non poter porvi rimedio e ora ho tutte le intenzioni di continuare il mio percorso di rinascita, ho degli obiettivi e anche se ho imparato a fissarmeli a breve termine per evitare la tensione della costante ricerca, mi sento molto più forte e senza alcun imbarazzo neppure a raccontare la storia della mia vita perché sono convinto di poter essere di aiuto cosi come altri hanno aiutato me”, dice Antonio visibilmente sereno.
Secondo gli studi e le statistiche, sarebbe la fascia giovanile quella più vulnerabile ma è chiaro che la dipendenza non conosce età e non ha zone franche. È necessario imparare a riconoscere i segnali, informandosi sulle conseguenze e facendo cultura in ogni modo possibile. La ludopatia è una patologia che si sta diffondendo a macchia d’olio ma spesso non vi si dà la giusta rilevanza almeno non al pari delle dipendenze da sostanze stupefacenti. “Rispetto al consumo di droga o all’abuso di alcol, le cui manifestazioni in alcuni casi sono immediatamente visibili, chi gioca d’azzardo non viene subito mal visto, è ritenuto un normale passatempo anche per la facilità con cui vi si accede. Ma non è così e nessuna dipendenza deve essere sottovalutata”, avverte Antonio con la convinzione di chi ha imparato la lezione sulla propria pelle. Diplomato geometra con un passato nell’edilizia, ora è imprenditore e gestore insieme al fratello di una macelleria e di una hamburgheria che porta il cognome della madre. “Prima giravo a vuoto, mi ponevo dei traguardi ma ci arrivavo stremato e come se non fossero i miei, oggi invece mi sento in pace e quando nel mio locale arriva un cliente che ho visto in passato in una sala giochi o in altri ambienti certamente non edificanti, mi avvicino e gli parlo della possibilità di uscirne rivolgendosi al Centro di Acerra”, spiega Antonio, consapevole che una parola al momento giusto può cambiare rivelarsi preziosa.
Solo in Campania, ci sarebbero 3500 persone in cura per la ludopatia, un dato che secondo il Ministero della Salute sarebbe un quinto dell’utenza nazionale. Ed è anche per questa ragione che l’Asl Napoli 2 Nord, in grado di abbracciare 32 Comuni del comprensorio da Afragola a Monte di Procida e 13 distretti sanitari, ha rafforzato le azioni di prevenzione e cura per i dipendenti dal gioco d’azzardo. Intrecciando l’esperienza del Terzo Settore (con le cooperative sociali Officina dei Talenti come capofila, Un Fiore per la vita, Regina Pacis, Il Millepiedi e Pass) l’Asl Na2 cogestisce il progetto Game Over sostenuto da Fondazione CON IL SUD, partendo dal presupposto che per concretizzare percorsi riabilitativi capaci di interrompere le dipendenze bisogna coinvolgere le famiglie, la comunità territoriale e tutte le parti sociali in campo. “La dipendenza ti fa perdere tutto, compromette le tue relazioni anche quelle familiari strette. Io stesso mi sono trovato a temere di perdere i miei figli e mia moglie. Sempre nervoso e pronto a fuggire dai problemi piuttosto che affrontarli con calma. Droga, alcol e gioco d’azzardo non sono affatto un ricovero sicuro, sono l’anticamera dell’inferno e a volte l’inferno stesso”, confessa Antonio attento a seguire tutti i gruppi di terapia che organizzano al Centro per le polidipendenze di Acerra perché il primo traguardo è ricostruire pezzo dopo pezzo la sua esistenza con punti di riferimento forti e chiari.
a cura di Tina Cioffo