Da volontaria ad educatrice sociale per persone affette da autismo, è una delle belle storie del volontariato che si mette alla prova, trasformando una singola esperienza in un orientamento al lavoro. Ad Aversa con la Fattoria della Salute, progetto sostenuto dalla Fondazione CON IL SUD, attraverso l’autismo Mariarita Mottola ha trovato la sua strada.
E’ entrata da volontaria e poi ha deciso di lavorare come educatrice nei laboratori socio terapeutici per persone affette da autismo. Mariarita Mottola è una giovane laureanda in LM87 (Laura Magistrale in Programmazione e gestione delle politiche e dei servizi sociali presso l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli) che ha cominciato a frequentare la fattoria sociale Fuori di Zucca nell’ex manicomio civile di Aversa per esigenze di studio. Poi però, quell’esperienza che sarebbe dovuta durare il tempo necessario per prendere alcune informazioni e fare un buon lavoro di tesi, l’ha indotta a ricalcolare le coordinate del suo orientamento. La incontriamo nei giardini di Fuori di Zucca, dove si realizzano le attività laboratoriali, a metà strada tra gli orti e la sala ristorante dell’agriturismo che nel menù propone prodotti di agricoltura sociale a chilometro zero, coltivati e trasformati anche su beni confiscati alla camorra.
“Quando ho iniziato questo percorso ho subito capito che per comprendere cosa è l’autismo non potevo limitarmi ad un’osservazione esterna ma dovevo in prima persona prendere parte alle attività, vivere le stesse esperienze vissute dai ragazzi”, racconta Mariarita. I ragazzi cui si riferisce, sono gli utenti dei laboratori sociali e terapeutici della Fattoria della Salute, progetto sostenuto dalla Fondazione CON IL SUD a beneficio di un significativo partenariato di cooperative sociali ed associazioni (Un Fiore per la vita, Consorzio Nco, La forza del Silenzio, Un Mondo Blu odv, Omnia Onlus, Terra Felix e l’Azienda sanitaria locale Napoli 2 nord).
“La Fattoria della Salute ha portato a sperimentare diverse tipologie di attività con persone con disabilità psichica e autismo, facendo emergere sin da subito effetti benefici trasversali con una riduzione di stress ed ansia. La forza di questo progetto è rimettere al centro la persona, sulla base di relazioni che vanno al di là del rapporto asimmetrica tra operatore ed utente. Qui ci sono relazioni umane autentiche e paritarie nel rispetto reciproco”, spiega Mottola. Un risultato certamente non scontato.
“Le attività vanno al di là delle logiche puramente assistenziali e – continua- sono in grado di squarciare l’immaginario comune legato all’idea dell’autismo”. E allora capita di far attenzione agli occhi dei ragazzi che non sono persi nel vuoto, i loro visi non sono cupi e tristi. Aspettano di essere sorpresi e di imparare. “Non è possibile comprendere l’autismo senza tentare di capire chi è quella persona. L’autismo non può essere generalizzato né essere oggettivato perché va al di là delle stereotipie e ogni persona è diversa dall’altra”, dice Mariarita ed è evidente che il suo, non è solo un approccio di studio. I sorrisi che regala ai ‘ragazzi’, parlano la lingua della sensibilità. Ragione e cuore che certo la porteranno lontana.