Alessandra Corona, educatrice del progetto La Fattoria della Salute nella straordinaria cornice della Fattoria Fuori di Zucca ad Aversa, nell’ex Parco della Maddalena, racconta la sua esperienza con l’autismo.
Sorriso dolce e braccia che si allargano. È questa l’immagine che Alessandra Corona, educatrice del progetto ‘La Fattoria della salute’ ad Aversa, riserva come benvenuto ogni giorno, all’inizio di un nuovo laboratorio nei campi, negli orti sociali, tra un canto e la semina di una piantina.
Una normalità di gioia che non è sempre scontata perché quando si parla di assistenza il rischio sempre in agguato è di dimenticare i desideri ed i sogni delle persone. Con ‘La Fattoria della Salute’, progetto realizzato con il sostegno di Fondazione CON IL SUD nella straordinaria cornice della ‘Fattoria Fuori di Zucca’ nell’ex parco della Maddalena della cittadina normanna in provincia di Caserta, centrale è invece la cura che coinvolge inevitabilmente anche la relazione con l’operatore. “Dopo tanti anni da educatrice – dice Alessandra- mesi fa per la prima volta mi sono trovata in un esperienza del tutto nuova per me con giovani con disabilità psichica e sindrome dello spettro autistico”. Si è interrogata molto prima di cominciare e ha avuto paura di non essere all’altezza.
“Ne ho avuta tanta – confessa- perché mi sembrava una realtà lontana da me, nonostante io abbia studiato Pavlov, Skinner e tutta la teoria del comportamento, del condizionamento operante. Nonostante ricordi ancora le lezioni della mia docente di psicologia nessuno ti insegna come affrontarlo, alcune cose devi viverle, sentirle, entrarci “dentro” per comprendere”.
E’ l’empatia che fa la differenza. “Devi guardarle negli occhi le mamme che accompagnano i loro figli per comprendere quanto amore e quanta forza risiede nei loro cuori. Quando hai conosciuto una persona autistica, hai conosciuto solo una delle tante persone che stanno nel grande contenitore dello spettro autistico, ognuno è diverso dall’altro”, dice Alessandra. La comunicazione deve seguire il ritmo dell’incontro e le criticità sono dietro l’angolo. “Sono ragazzi che comunicano, ma il loro mondo è diverso come diverse sono le loro percezioni, la loro visione del mondo e spesso la nostra società non è ancora abbastanza pronta ad accoglierli”. “È come se – spiega Alessandra- si pretendesse che le porte si possano aprire con la stessa chiave ma non è così. L’autismo non si cura, si accompagna, si comprende”.
È questo il punto di vista che restituisce insieme a risultati riabilitativi positivi anche abbracci sinceri in una crescita che risolve sul nascere qualsiasi tipo di cliché e stigma. Alessandra Corona, educatrice nel progetto la Fattoria della Salute, ne è convita e per ribadirlo cita una frase di Tina J. Richardson: “È giunto il momento di curare la società, non le persone affette da autismo”.