La dipendenza da gioco d’azzardo e droga ha a lungo ipotecato la sua vita, fin dalla giovane età. Dopo una ricaduta confessata a chi lo segue anche grazie al progetto Game Over, per Cristian il cammino di risanamento e liberazione è ripartito.
L’entourage viveur della sua adolescenza ha fatto da copione ad una vita di eccessi in tutti i sensi, fino a che la delirante realtà si è scoperta nuda dinanzi alla finzione. La storia di Cristian, 35 anni napoletano, parla della difficoltà di trovare la propria rotta. Il terreno della consapevolezza, si sa, ha sempre qualche asperità ma per Cristian ce ne sono state diverse. Ha dovuto prendere atto delle sue dipendenze dalla droga, dal gioco d’azzardo, di essere incapace di gestire il denaro e di aver superato più di una volta l’invalicabile limite tra quel che è giusto e quello che è sbagliato.
“Ho cominciato fumando l’erba. Non era difficile procurarsela, la trovavamo in piazza Medaglie d’Oro e per noi era normale farlo il sabato sera quando uscivamo dopo aver completato la settimana di scuola. Era un appuntamento fisso il sabato e la domenica e poi il lunedì puntuali eravamo nuovamente in classe, recitando la parte dei bravi ragazzi studiosi e rispettosi. Lo schema durò però poco. Conoscemmo altri ragazzi con la patente e con la disponibilità dell’automobile, fu così che potendoci allontanare prendemmo il largo anche per l’uso della cocaina. C’era chi andava a comprarla e ce la portava”. Cristian nel raccontarsi si autoimpone un ordine cronologico e per non distrarsi allontana il cellulare, lo ripone sul tavolo alla sua destra. La sua pelle ed i suoi tratti somatici ricordano quelli degli uomini peruviani e verrebbe facile immaginarlo con un poncho dalle fantasie geometriche e colori vibranti. Cristian però non è del Sud America e men che meno del Machu Picchu, l’antica città inca situata sulla catena delle Ande, è cresciuto nella zona collinare di Napoli, nel quartiere vomerese dall’architettura in stile liberty.
“Dopo il diploma al Liceo Gian Battista Vico, per un anno e mezzo ho lavorato come responsabile magazziniere in alcuni supermercati della zona tra il Vomero e Posillipo. Grazie alle conoscenze di mio padre, io ed altri amici ottenemmo quel lavoro che per noi era però solo un altro alibi per continuare a fare quello che volevamo, senza limiti. Spendevamo il doppio dei nostri guadagni ma nessuno se ne accorgeva perché eravamo figli di famiglie agiate che ci passavano soldi senza fatica”. Suo padre era direttore di banca. I suoi amici, quasi tutti figli della borghesia napoletana, non erano abituati a preoccuparsi di trovare il denaro necessario per mettere il piatto a tavola.
Il denaro però non bastava mai e gli eccessi di Cristian cominciarono a costare il triplo delle sue possibilità. Alcune persone lo fecero entrare nel giro illegale delle slot-machine. “Il gioco d’azzardo è esattamente come la sostanza tossica e quando ne sei dipendente sei praticamente senza argini. Cominciai a gestire l’istallazione delle slot in alcuni bar e locali a Castel Volturno, nella zona del Villaggio Coppola. Mi drogavo e giocavo senza limiti alle slot ma anche al poker on line”.
Nel 2014 venne arrestato per un giro di assegni falsi, ne cambiava l’intestazione e ne incassava impropriamente l’importo. Lo arrestarono in flagranza di reato e solo allora, i suoi genitori si resero conto che le aspirazioni per quel figlio, ultimo di tre, si erano frantumate. Saltate, così come era già capitato al primogenito con un passato eroinomane. Salvato il primo, credevano di poter salvare anche il più piccolo. Cristian, anche dopo quell’episodio, continua però a drogarsi e a giocare in un circuito infernale che lo rende estraneo persino a se stesso. Passano anni, anche nel tentativo di recuperare qualche punto di riferimento. Studia scienze infermieristiche ma non si laurea, si sposa con una sua vecchia amica di scuola, diventa padre di due bambini di 6 e 3 anni e neppure stavolta gli esiti sono quelli sperati. Brucia possibilità, guadagni, progetti e fiducia. Il figlio di sei anni ha un blocco del linguaggio e Cristian ricade nel tormento della dipendenza.
“Sapevo che delle vecchie conoscenze avevano messo in piedi una bisca clandestina, un progetto di cui parlavano da tempo e che se non avessi cominciato a disintossicarmi da tutto avrebbe forse coinvolto anche me. Qualche mese fa, li incontrai per caso e mi invitarono a vedere con i miei occhi cosa avevano realizzato. Ci andai ma dopo qualche ora passata in quella villa, fornita di tavoli da gioco, slot machine, droga e prostituzione, mi sentii male. Mi assalì l’ansia mista ad angoscia. Ne scappai perché se fossi rimasto anche solo un minuto in più non sarei più tornato a casa”.
Confessata immediatamente la ricaduta a chi lo segue anche grazie al progetto Game Over, Cristian sta ora lavorando su se stesso, assegnandosi un compito. “Ho deciso di cambiare numero di telefono, di smettere con gli studi, di rompere completamente con il mio passato. La verità è che in alcuni momenti sotto pressione dinanzi alle aspettative, mi sento solo. Prima si aspettavano che fossi un bravo figlio, poi un bravo uomo, un bravo marito e bravo padre ma la verità è che non ho ancora capito chi io sia veramente ed è da questo punto che devo ripartire”.
articolo a cura di Tina Cioffo