Le gite fuori porta sono sempre state motivo di serenità ed allegria ma farle con i ragazzi e le ragazze con disabilità motorie e mentali, possono diventare momenti di crescita condivisa ed il bilancio va oltre le aspettative. E’ quanto è accaduto con le persone che frequentano i laboratori della Fattoria della Salute, ad Aversa.
Tutto è partito dall’idea di Alessandra Corona, educatrice del progetto Fattoria della Salute sostenuto da Fondazione CON IL SUD e che svolge le sue attività nei locali e nel grande giardino di Fuori di Zucca. “Abbiamo sempre parlato di bellezza e di nuove scoperte e allora, abbiamo pensato di concretizzare questi concetti e di accompagnare i nostri ragazzi e ragazze, in visita a Napoli. La prima volta siamo stati nel centro storico di Napoli mentre la seconda occasione l’abbiamo vissuta al Museo Filangieri. È stato sorprendente assistere al loro interessamento e all’incalzare della loro curiosità”, spiega Corona in sintonia con la collega Mariarita Mottola. Un test di autonomia e socialità che la dice lunga sulla qualità delle attività laboratoriali.
Ad accompagnare il gruppo della Fattoria della Salute anche tre volontari del servizio civile che dal 27 giugno hanno cominciato a lavorare a Fuori di zucca, fattoria didattica e sociale gestita dalla cooperativa Un Fiore per la vita, nell’ex Parco della Maddalena, un polmone verde della città di Aversa che si estende per 19 Ettari.
“Non immaginavo quanto potesse essere coinvolgente la loro sorpresa. Temevo di non essere adeguato e alla fine, sono stati i ragazzi a restituirmi fiducia”, dice Mattia Quaranta, 26 anni e studente di Agraria. “La prima volta ero agitata, mi preoccupava perderli di vista e avevo paura che qualcuno si sarebbe perso senza riuscire ad esprimersi per chiedere aiuto e ritrovarci. Tutto però, si è svolto con straordinaria serenità e alla fine ho capito che ad agitarmi erano le mie sovrastrutture mentali, dovevo solo lasciarmi trasportare buttare via il superfluo e godere del momento così come queste ragazze e ragazzi sanno fare”, confessa Anita Carbisiero, 24 anni e studentessa in Scienze Politiche. “Pensano di doverci ringraziare ma siamo noi a dover essere grati. Riescono a colmare le nostre ansie senza provarle. Non dimenticherò mai la spontaneità dei loro gesti come il rito di salutare il treno quando arriva e quando se ne va. Quel che prima mi appariva noioso, ora ha un significato completamente diverso La disabilità motoria e mentale mi ha fatto capire anche quanto sia necessario un nuovo approccio di progettazione”, ammette Ilaria Andreozzi, 25 anni e laureanda in Architettura. Gli stessi studi li ha cominciati anche Martina Pommella , 19 anni e anche lei impegnata nel servizio civile. “Fino a questo momento non ho ancora avuto la possibilità di condividere la bellezza delle gite ma spero di farlo presto”, si augura Martina e certo l’opportunità non mancherà visto che ci sono ancora tanti bei posti da visitare. In programma c’è anche la Reggia di Caserta e quel che è cominciato come un esperimento è già una buona pratica da moltiplicare.